Siamo cariche, oggi si parte per il primo parco, arriveremo a 3000 m! Dopo aver fatto una buona colazione (cereali e yogurt, fragole e more, torta e cappuccino) presso il bar dell’hotel ci mettiamo in auto.
Arriviamo all’ingresso dello Yosemite National Park nel giro di un’oretta. All’entrata del parco troviamo un casello dove acquistiamo la tessera parchi cumulativa (80$), in previsione di tutti i parchi che vedremo nei giorni a seguire (Zion, Bryce, Grand Canyon, Joshua Tree); conti alla mano ci conviene decisamente. Delle rangers autoctone, particolarmente American style, vi accoglieranno fornendovi una gigante mappa del parco. Dato che abbiamo solo la giornata di oggi e il parco è davvero molto vasto, selezioniamo accuratamente i posti da vedere, non pretendiamo di vedere tutto ma di avere una visione d’insieme, che sia tipicamente yosemitiana. Passiamo sotto l’Arch Rock entrance e ci dirigiamo verso Glacier Point (vi segnaliamo che in inverno la strada potrebbe essere chiusa all’altezza di Badger Pass). Ci fermiamo giusto un attimo a Tunnel View per avere un’idea di cosa ci aspetta poi. Scavalcando la bolgia dei turisti, con un solo sguardo mettiamo a fuoco le principali meraviglie della natura del parco: El Capitan, uno dei massi granitici più alti al mondo a sinistra; a destra la Bridalveil fall, che facciamo quasi fatica a vedere dato che la portata d’acqua delle cascate qui si riduce considerevolmente o talvolta si esaurisce durante l’estate; i fittissimi alberi verde scuro che tappezzano tutto il sinuoso letto della valle, ed infine proprio davanti a noi sbuca in lontananza l’Half Dome.
A Glacier Point (2199 m), nonostante l’aria sia fresca, il sole riscalda molto e l’aria profuma di bosco. Dopo una brevissima passeggiata arriviamo al vero punto panoramico, una rupe a picco su quella che viene definita “la grande cattedrale della natura”, la Yosemite Valley. La vista è unica, strepitosa anche per noi italiani, abituati ai meravigliosi paesaggi delle Alpi. Aguzziamo la vista e guardiamo giù: la valle che si apre sotto di noi è stata scavata negli anni da un ghiacciaio ed è grandissima, smisurata; d’altronde siamo in America e in pochi giorni abbiamo già cominciato a capire cosa significhi veramente la parola “grande”. Identifichiamo facilmente il fiume Merced che divide in due la vallata e ci perdiamo a guardare il mosaico di prati ed alberi sotto di noi. Rialzando lo sguardo non possiamo che soffermarci sull’imponente Half Dome, un gigantesco monolito a forma di cupola tagliata. Colpisce la sua parete liscia, che a noi sembra perfettamente verticale (in realtà la pendenza è solo di circa il 90%!) e il pensiero va diretto agli scalatori, troppo piccoli per esser visti, ma che sicuramente ci sono. Ci fermiamo così a osservare il resto del panorama arrivando a sporgerci dall’ultimo pezzo di terra utile per guardare giù, da vertigini! Non ci sono protezioni, quindi stiamo attente a non fare troppo le spavalde. Gli scoiattoli ci girano intorno, c’è gente che vorrebbe toccarli e dar loro da mangiare, ma un cartello ben visibile vieta di dare da mangiare agli animali, e sconsiglia vivamente di toccarli (non si sa mai, potrebbero trasmettere malattie, anche la peste!).
Ah, una cosa bella di queste montagne soprattutto per chi soffre l’altitudine? Per arrivarci non ci sono tornati anche se si raggiungono quasi i 3000 m, e le strade sono molto piacevoli per chi guida. D’altronde gli spazi sono talmente vasti che anche le curve diventano molto dolci.
E’ ora di ripartire, scendiamo fino alla Yosemite Valley, quindi verso la Big Oak Flat Road; le sequoie giganti ci aspettano. Purtroppo Mariposa Grove è chiusa per qualche mese a causa di lavori straordinari, quindi dirottiamo su Tuolumne Grove, che non sarà altrettanto bello e famoso, ma per noi che non abbiamo mai visto le sequoie giganti può comunque rappresentare una bella novità. E’ veramente l’ora di sgranchire per bene le gambe e lasciare la macchina per un po’. Entriamo nel bosco e seguiamo il percorso battuto facendo un po’ di fatica, salite e discese si alternano per bene. Dopo poco meno di un’ora di passeggiata, tutto d’un tratto vediamo di fronte a noi degli esemplari di sequoie e rimaniamo stupefatte: si tratta di alberi altissimi e il diametro del tronco è enorme, non abbiamo neanche idea di quante persone servirebbero per abbracciare un albero di queste dimensioni. Ciò che è certo è che nell’inquadratura della nostra macchina fotografica non ne entra mezza. Che esemplari pazzeschi, soprattutto se si pensa che alcuni di loro possono avere anche più di mille anni e la loro corteccia, nonché la parte interna del fusto, è in grado di resistere agli incendi. Insomma, delle forze della natura. E’ il caso di dire che finché non se ne vede una dal vivo, non ci si può rendere conto di quali enormi dimensioni possa raggiungere un albero. Ovviamente non ci siamo fatte sfuggire la foto di rito: quella dentro la famosa Dead Giant tunnel tree rimane ad oggi una delle nostre foto preferite! Che visione incredibile!
Proseguiamo lungo Tioga Road (chiusa d’inverno!), gli unici 90 km di tracciato che tagliano in due il parco. Fermo restando che si tratta di una strada panoramica e che quindi dietro ogni curva potrete scorgere qualcosa che vi colpirà per bellezza e singolarità, noi riteniamo imperdibili due soste: quella a Olmsted Point e quella al Tenaya Lake.
Olmsted Point è qualcosa di mai visto prima: sembra di essere arrivati sulla Luna. A primo impatto ci si può ingannare dato che gli enormi massi presenti in questa zona sembrando bianchi perchè ricoperti di neve; invece ci ritroviamo di fronte ad un paesaggio unico e indimenticabile dato dalla composizione di queste rocce: il granito. Gli enormi lastroni che sono adagiati su quest’area fanno sembrare i turisti solo dei piccoli puntini. Camminiamo su queste rocce bianchissime e lisce che tappezzano letteralmente il suolo. Sembra quasi che qualcuno abbia pavimentato la zona, se non fosse per i grossi solchi che frammentano il terreno e dai quali riesce pure a spuntare della vegetazione verdissima ed a tratti anche dei piccoli alberi. La mano dell’uomo probabilmente non sarebbe stata così estrosa, è proprio il caso di dire che qui Madre Natura è stata superba.
Tenaya Lake non è molto distante. Ci sgranchiamo un pochino le gambe costeggiando la sponda del lago. L’acqua è cristallina, gli alberi e le montagne circostanti si specchiano nel lago. Un senso di pace domina questo posto. Ci fermiamo a riva per un breve spuntino al sacco e qualche autoscatto con la luce dorata del sole che sta tramontando.
Dopo aver scalato il Tioga Pass con i suoi tremila e rotti metri scendiamo verso Mammoth Lake, dove arriviamo verso sera. Lo “Juniper Spring Resort” è davvero un hotel super! Ci assegnano un bellissimo mini-appartemento con cucina moderna che guarda un salottino in pieno stile montanaro, la camera da letto ed il bagno sono molto curati, niente da eccepire. Ah, i rilevatori di fumo funzionano veramente! Cercate di non fare scherzi, noi non abbiamo riso quando un furbetto ha fumato all’interno della struttura e ha fatto scattare in tutto l’hotel l’allarme antiincendio. Risultato: tutti evacuati con tanto di gente infreddolita e scalza, in costume o con i capelli bagnati, in parcheggio. Situazione paradossale che è subito virata in ilarità collettiva e, per fortuna, è durata meno di 5 minuti, tempo di essere avvisati che non c’era nessun pericolo. Abbiamo voglia di relax, la piscina principale ha appena chiuso, così ci riversiamo in una delle jacuzzi riscaldate esterne, nella terrazza del resort. L’aria è fresca, d’altronde è calato il sole, siamo a 3000 m e sono le sette di sera, ma la jacuzzi con idromassaggio e acqua calda risulta essere un vero toccasana per i nostri piedi che sono stati costretti negli scarponi da montagna tutto il giorno e per i nostri muscoli in generale. Ci rilassiamo e ci godiamo questo sprazzo di lusso frenato.
Usciamo poi a cena e continuiamo a viziarci con dell’ottimo vino e una bistecca; ah, non ve lo abbiamo detto ma abbiamo un trentesimo da festeggiare!
S&V